martedì 20 dicembre 2011

L'Impero del Crimine


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Una recensione di Wellington.
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Boardwalk Empire è un cosidetto "Period Drama", l'espressione sta a significare un film o serie televisiva che fa un elaborato uso di costumi, materiali di scena, musiche e ambientazioni mirante a ricreare un periodo storico fin nel profondo delle sue atmosfere. L'era evocata, con superbi risultati, da Boardwalk Empire è l'America ai tempi del Volsted Act, ovverosia del proibizionismo.

La storia in sé non è particolarmente originale, solo un'altra, ben fatta, trama di gangsters come se ne sono viste molte in questi anni (lo sceneggiatore principale è Terence Winter, già autore de 'I Soprano', il quale si è basato su un romanzo omonimo di Nelson Johnson a sua volta ispirato a fatti realmente accaduti), ma un interessante elemento di originalità è costituito dal fatto che l'era del proibizionismo viene descritta ai suoi inizi, ai tempi in cui gente come Al Capone e Lucky Luciano, ai quali pensiamo automaticamente come ai protagonisti del periodo, erano giovanotti che cercavano ancora di emergere.

Trama a parte è l'ambientazione a rubare davvero la scena, grazie anche ai potenti mezzi della grafica computerizzata, ma soprattutto alla cura dei costumi, delle musiche e alla efficace rappresentazione dei temi sociali del periodo (le leghe per la temperanza, il misticismo religioso, il Ku Klux Klan, il suffragio universale, l'appena conclusasi Prima Guerra Mondiale, l'apparire di circoli di artisti bohemienne proto-beatnik).

Non sono un esperto storico del periodo ma per quello che ne so mi sembra che la serie faccia un'ottimo lavoro anche da un punto di vista storiografico, romanzando dove necessario senza violare conclamatamente fatti storici. E questo a partire dai personaggi, nella cui ricostruzione e rappresentazione è stata riposta evidente cura. In Boardwalk Empire personaggi come Lucky Luciano, Meyer Lansky, Esther Randolph, Arnold Rothstein e "Big Jim" Colosimo ricordano davvero le descrizioni che ne danno le cronache dell'epoca, anche se nessuno batte il giovane Al Capone interpretato da Stephen Graham, possibilmente il miglior Scarface visto sullo schermo da quando De Niro lo interpretò ne "Gli Intoccabili".

Stephen Graham (Al Capone)
Il vero protagonista è senz'altro il personaggio principale: Enoch "Nucky" Thompson, interpretato da Steve Buscemi e basato sul realmente esistito Enoch Johnson, leader della cosiddetta "mafia repubblicana" che fondò nel New Jersey la città di Atlantic City per poi tenerne saldamente le redini fino agli anni '40. Politico macchiavellico e corrottissimo, con le mani in pasta ovunque e una soluzione pronta per qualsiasi problema, capace, letteralmente, di parlare contro contro i neri davanti ad una platea di sostenitori del Ku Klux Klan e contro il Ku Klux Klan davanti ad una platea di neri nello stesso pomeriggio, Nucky incarna alla perfezione un tipo di personaggio che personalmente mi è sempre piaciuto. Pragmatico, forse anche cinico ("Se non perbene cosa dovrebbe essere un politico Nucky?" "Utile...a coloro che l'hanno fatto eleggere."), non certo onesto, e sicuramente ambizioso, ma in realtà sopra ogni altra cosa un uomo che cerca di restare a galla nella marea di idiozie, politiche, sociali, ideologiche e religiose, che la particolare era nella quale gli è capitato di nascere gli somministra senza che lui l'abbia chiesto ne' che gliene importi. Curiosamente Nucky mi ricorda il personaggio comico di Blackadder interpretato da Rowan Atkinsons, anche lui vanesio, prepotente e disonesto, ma circondato da una fauna umana di gran lunga peggiore dalla quale, in fin dei conti, cerca solo di difendersi, sbuffando nel contempo di fronte a tutti quei principi, teorie e convincimenti che i contemporanei giudicano così importanti ma che dal suo punto di vista, e col senno di poi, sono solo una perdita di tempo.

Steve Buscemi ("Nucky" Thompson)
Tra gli altri personaggi degni di nota la corona del maggiormente intrigante va senz'altro a Richard Harrow, tiratore scelto veterano della Grande Guerra rimasto sfigurato in volto, che è costretto a coprire con una mezza maschera, diventato killer di professione. Un uomo che contrappone evidenti traumi emotivi, una naturale gentilezza di carattere, modi cortesi e una certa ingenua timidezza da ragazzo di campagna a una raccapricciante spietatezza. Ad interpretarlo il giovane e talentuoso nipote del grande John Huston: Jack Huston.

Jack Huston (Richard Harrow)
Seguono sicuramente Munya "Manny" Horvitz, gangster ebreo ucraino, macellaio come professione originale, che tratta i suoi affari da dietro al bancone e tiene i suoi nemici chiusi nella cella frigorifera, magistralmente interpretato dall'invecchiato ma sempre grande William Forsythe e infine Albert "Chalky" White, il re nero di Atlantic City interpretato da Michael Kenneth Williams, già Omar Little in The Wire.

William Forsythe (Manny Horvitz)

Michael Kenneth Williams ("Chalky" White)
Inutile dire che Boardwalk Empire ha vinto una vagonata di Emmy, compreso quello di miglior attore protagonista in una serie drammatica a Steve Buscemi, ma vale sicuramente la pena di citare che Martin Scorsese è produttore esecutivo della serie e ha diretto l'episodio pilota (il più costoso della storia della televisione, $18 mil), e ne mantiene il controllo qualità con, pare, un pugno di ferro, e i risultati si vedono

Nel complesso niente affatto un brutto modo di passare una serata di fronte alla TV.



PS: Richard Harrow merita un trailer tutto suo a parte.


Wellington - L'Antieroe